La guarigione di l'emorroissa e la figlia di Giairo (Mc 5,21-43)   

 

      Questo vangelo racconta il doppio miracolo della guarigione della donna che soffriva d'emorragia e della resurrezione della figlia di Giairo. E' il racconto di due donne colpite nella loro vitalità e nella loro dignità. L'emorroissa è una donna inferma da "dodici anni" (v.25) e, in più, povera, avendo speso inutilmente tutti i suoi beni cercando inutilmente la salute. E' anche una persona esclusa dalla vita sociale e religiosa d'Israele a causa della sua impurità, in quanto il libro del Levitico condannava coloro i quali soffrivano d'emorragia a vivere nell'isolamento totale (Lv 12,7; 15,19-30). La figlia di Giairo è una bambina di "dodici anni" (v.42), vinta dalla malattia e dalla morte quando appena è un'adolescente. Due donne: due storie di dolore e di morte. La prima è un cadavere vivente, espulsa dalla società e condannata a vivere nell'amarezza; la seconda è vittima di una morte innocente e prematura. Per entrambe, Gesù si rivela come il salvatore, come colui il quale è capace di restituire la vita e la dignità perdute, come il liberatore che restituisce all'uomo e alla donna il dono di un'esistenza in libertà.

    L'emorroissa sente parlare di Gesù e va incontro a lui: "venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello" (v.27). Il suo gesto esprime fiducia in Gesù come Messia e Salvatore; rappresenta però anche un atto di protesta di fronte ad una legislazione religiosa che la obbligava a vivere relegata ai margini della società e lontana da tutti. Fa ciò che non doveva fare, ciò che le proibiva il libro del Levitico: tocca il mantello di Gesù. Il suo desiderio di libertà e di vita è più forte della norma legale: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita" (v.29). Quando lo tocca, Gesù percepisce immediatamente che "una potenza era uscita da lui" (v.30). Da lui irradia una potenza misericordiosa che libera e che sana. Una forza terapeutica e salvifica invade il corpo della donna che è guarita. Di fronte alla domanda di Gesù su chi lo abbia toccato e l'impossibilità dei discepoli a saperlo, la donna esce dall'anonimato e confessa, "impaurita e tremante" (v.33), che è stata lei. Gesù le dice: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male" (v.34). le parole del Signore interpretano il gesto della donna: è stata la sua fede che l'ha liberata e le ha restituito la salute e la dignità. Alla fine, Gesù le chiede solo una cosa: "Va in pace", cioè che se ne vada con la sicurezza di possedere la vita come un dono di Dio e di realizzarsi in libertà. La pace, nel linguaggio biblico, è espressione di tutti i beni che l'uomo può raggiungere. Gesù ha introdotto questa donna nella pace, in una situazione di salute, di felicità e di autonomia personale, di libertà e di dignità. Le ha restituito la vita fisica e spirituale.

    La figlia di Giairo era ammalata. Giairo, uno dei capi della sinagoga, si butta ai piedi di Gesù e lo prega con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni ad imporle le mani perché sia guarita e viva""(v.23). Durante l'incontro dell'emorroissa con Gesù, arrivano dalla casa di Giairo ad avvisare che la bambina è morta (v.35). Gesù chiede a Giairo di non temere e che lo segua con fiducia; s'incammina così fino ala casa del capo della sinagoga con Pietro, Giacomo e Giovanni. Al giungervi passa in mezzo alla liturgia funebre (grida, pianti) ed entra nella stanza dov'è la bambina, accompagnato dal padre e dalla madre di questa e dai tre discepoli che lo seguivano. La scena è fortemente simbolica. Nello spazio della morte, si trovano due gruppi, con Gesù nel mezzo: una famiglia che piange impotente, che rappresenta l'umanità minacciata e vinta dal dolore e dalla morte e i tre discepoli di Gesù, che rappresentano la Chiesa. Gesù prende la mano della bambina e la invita ad alzarsi. La bambina si alza e lui comanda ai suoi genitori "di darle da mangiare" (v.43), in altre parole, che la aiutino a vivere, che nutrano in lei un'esistenza sana e forte. Gesù si rivela così come il salvatore dell'uomo e della donna, vincitore del dolore e della morte. Nella resurrezione di questa bambina viene anticipato e si fa presente il mistero della sua stessa resurrezione in favore di tutta l'umanità. Pietro, Giacomo e Giovanni hanno assistito alla scena e, attraverso loro, la comunità cristiana di tutti i tempi ha imparato dal Maestro ciò che nel futuro costituirà la sua missione: lavorare per la vita e la dignità di tutti gli uomini e le donne del mondo, essendo solidali e vicini alla famiglia umana sofferente e disperata.