LA CHIAMATA DI MOSE': Esodo 3,1-15

 

   

        Questo testo racconta l'incontro di Mosč con Dio sul monte Oreb. Mosč č un pastore come i suoi antenati e un giorno "condusse il bestiame oltre il deserto" (v.1), cosģ come anni dopo farą con il popolo liberato dalla schiavitł. Quel giorno arrivņ fino all'Oreb, "il monte di Dio" (v.1) e "l'angelo del signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto" (v.2). L'espressione "angelo del Signore" č utilizzata per indicare con rispetto e timore la presenza del Dio vivo. Il simbolo che lo rende visibile č il fuoco, una fiamma di fuoco in mezzo ad un roveto che non si consuma. Il fuoco č simbolo di Dio, soprattutto del potere trasformatore di Dio. Il fuoco, in effetti, trasforma in fuoco o in una materia diversa da quella iniziale tutto ciņ che tocca. Cosģ č Dio. Isaia diceva che "Dio č un fuoco divorante" (Is 33,14).

            Mosč si meraviglia e si avvicina, s'interessa e si interroga su quella strana esperienza, che cambierą per sempre la sua vita e la vita del suo popolo. In realtą l'iniziativa č di Dio che lo sta chiamando: "Mosč, Mosč" (v.4). Egli si avvicina, ma deve togliersi i sandali dai piedi, poiché la terra che sta calpestando non gli appartiene, "č terra santa" (cf. v.5). In Israele calpestare la terra con in propri sandali significa prenderla in possesso (Rut 4,7-8) o cantare vittoria su un territorio nemico: "... sull'Idumea getterņ i miei sandali, sulla Filistea canterņ vittoria" (Sal 60, 10; 108, 10). Per questo quando il figlio prodigo  ritorna a casa, il padre gli mette i sandali ai piedi, in quanto ritorna alla casa paterna con tutti i diritti di figlio. Mosč, invece, sta oltrepassando un limite e sta entrando nel mondo di Dio e di cui tra poco conoscerą il nome e la volontą di liberare il popolo oppresso. L'esperienza della montagna č l'esperienza del totalmente Altro, davanti al quale Mosč deve spogliarsi, presentarsi scalzo, nudo spiritualmente, in punta di pedi e in silenzio, senza rivendicare nessun diritto e senza imporre a Dio il proprio passo. Mosč scalzo non cerca di imbrigliare Dio nei suoi schemi, ma si lascia afferrare da Dio e dal suo progetto di liberazione in favore del popolo.

            Ora Mosč ascolta il Signore: "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". E' il Dio della storia passata, sempre fedele alle sue promesse, di fronte al quale Mosč "si velņ il viso" (v.7), in gesto d'adorazione  e di fede. Alla sua esperienza sulla montagna si aggiunge ora un dato nuovo. Mosč scopre che Dio ha visto, ha ascoltato e ha prestato attenzione al dolore del suo popolo, ingiustamente oppresso in Egitto (v.7). Si rivela un Dio parziale nei confronti degli oppressi e che ha deciso di scendere "per liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele" (v.8). Mosč ora conosce il progetto del Dio che gli č andato incontro: non č un progetto che cerca di sostenere i potenti, ma che invece ha come obiettivo quello di liberare gli oppressi. All'assoluta novitą del fuoco del roveto, si aggiunge ora la novitą di un progetto concreto di vita e di liberazione, nel quale Mosč giocherą un ruolo decisivo (vv.9-12).

            Alla fine Mosč chiede a Dio di poter conoscere il suo "nome". Nella mentalitą semitica il nome era la realtą stessa della persona. Per questo in molte religioni magiche la divinitą non rivelava mai il suo nome. Il Dio biblico si fa conoscere con un nome misterioso, attraverso il quale esprime la sua volontą di agire nella storia come potere liberatore e datore di vita in favore degli uomini: "Io sono colui che sono", o meglio, "Io sarņ colui che sarņ". Dio si rivelerą attraverso le grandi opere che realizzerą in favore del suo popolo. La rivelazione del nome divino nel libro dell'Esodo č inseparabile dal contesto storico nel quale Dio si rivelņ a Israele. Il Dio che fa conoscere il suo nome č il Dio liberatore degli oppressi, il Dio che "ha visto" l'oppressione del suo popolo (Es 2,25), "ha udito" il suo grido di dolore e ha deciso d'intervenire poderosamente per liberarli dalla schiavitł (Es 2,24). Il nome di Dio č profondamente legato con la sua azione liberatrice; il Signore, in effetti, nel libro dell'Esodo si manifesterą come un Dio poderoso che si scontra con un potere ingiusto e violento (il faraone) per condurre il suo popolo dalla schiavitł alla libertą e alla vita.